Anche se alcuni vorrebbero dare un sincero aiuto a tutte quelle popolazioni colpite da una terribile catastrofe naturale, purtroppo l’unico modo è tramite donazioni e aiuti di qualsiasi genere. Anche con la preghiera. L’unica cosa rimasta agli abitanti di Kathmandu e dei paesi limitrofi dopo il devastante terremoto di magnitudo 7.9 che ha colpito lo Stato del Nepal. Ma partiamo dall’inizio.
Era il 25 Aprile 2015 intorno alle 11,56 ora locale. Due violentissime scosse a distanza di 35 minuti l’una dall’ altra colpiscono il Nepal. Le vittime già accertate erano 1500 a poche ore dall’accaduto. Sicuramente destinate a salire: interi villaggi rasi al suolo e completamente inaccessibili dai soccorritori. A causa delle forti scosse anche sull’Everest si ha paura. Valanghe di inaudita potenza si scagliano al campo base, uccidendo 18 alpinisti stranieri. Alcuni video spopolano in rete e che riprendono la prima di tante slavine. Fanno venire la pelle d’oca.
C’è devastazione ovunque: della torre Dharahara resta un frammento alla base. Patrimonio dell’UNESCO che come gli edifici circostanti ne sono rimaste soltanto le macerie. Non c’è più la corrente elettrica, acqua, cibo e medicinali. Gli aiuti arrivano da tutto il mondo: Google in prima linea, stanziando un milione di dollari per rispondere al terremoto e per ricordare Dan Fredinburg, responsabile della privacy di Google X e co-fondatore di Google Adventure. E’ stato coinvolto in una valanga mentre si trovava a fare hiking sul Monte Everest perdendo la vita. Stati Uniti sta procedendo nello stesso senso, l’Italia oggi 1° Maggio 2015, all’apertura di EXPO, sarà dato il via a una raccolta di fondi.
Voglio dedicare questa foto a tutte le persone che hanno subito questo tipo di catastrofi e che non lasciano scampo. Avvengono soprattutto quando meno te lo aspetti. Dai video in rete e dalle testimonianze di persone presenti a quello scenario non si capisce comunque cosa stiano provando veramente gli abitanti di quelle popolazioni. E’ una tragedia che ha fortunatamente anche dei risvolti positivi. Il simbolo che in questi giorni fa sperare il Nepal in una piccola rinascita.
E’ stato ritrovato sotto le macerie dopo ben 22 ore dal crollo di un edificio, ancora VIVO, un bambino di 4 mesi. QUI l’articolo di Kathmandu to Day che descrive e racconta una buona notizia tra le tante di devastazione. Spero di avervi coinvolto davvero con questo articolo. Hanno bisogno di tutto il sostegno possibile e sono contento di aver dedicato a loro questa parte di Web nel modo più umile e veritiero possibile.