La laveria in località Oltre il Colle era un edificio deputato ad una più accurata cernita del minerale estratto dalle miniere e trasportato tramite teleferiche e vagoni. Il minerale veniva accuratamente lavato da terra e sabbia e in seguito frantumato in piccoli pezzi. Veniva poi controllato in caso ci fossero frammenti di roccia sterile residui da scartare. Ma chi lavorava nella laveria? Si chiamavano Taissine, ma chi è la Taissina?
E’ una donna giovane ( a volte anche in età adolescenziale ) che svolgeva quest’attività di duro lavoro in queste laverie dalla fine dell’800 fino agli anni 50 del ‘900. La laveria in questione si trova percorrendo la strada che va da Capriana a Cà Pasì. A fianco ci sarà appunto questo rudere industriale abbandonato superato il torrente sulla destra. All’ interno ci lavoravano circa 200 Taissine. Provenivano da Oltre il Colle e paesi limitrofi. Su tre turni di 8 ore ciascuna, giorno e notte senza sosta, le Taissine oltre al lavaggio costante del minerale estratto, con un martelletto da una parte appuntito dall’altra piatto, rompevano il blocco di minerale per cavarne l’utile.
Purtroppo ai tempi l’unico mezzo di trasporto erano le proprie gambe e per arrivare alla laveria percorrevano circa 1 ora di strada ogni giorno. Senza calcolare che si doveva lavorare ininterrottamente con sole, pioggia e neve, senza assistenza medica. Prendendo una paga settimanale irrisoria. A casa avevano da allevare figli, un marito da accudire e magari anche far legna nei boschi. Hanno fatto la storia del XX secolo nelle nostre località. A Oltre il Colle bisnonni e nonni si ricordano bene delle Taissine o dette anche Cernitrici. Negli ultimi tempi, però, durante la notte, si aggirano individui che si riuniscono per qualche rituo particolare. Tralasciamo questo particolare, che in caso di smentite o altro è possibile commentare il post o contattare direttamente me. Passiamo allo scatto!
Per questa foto avevo ancora la tanto amata (almeno da me) Canon 550D con il fondo di bottiglia 18-55mm. Arrivato in quel luogo che di per se trasmette davvero gli animi di quelle persone che hanno vissuto e trascorso i loro anni compiendo ogni giorno l’attività descritta in precedenza, cominciai a guardarmi attorno, cercando la posizione migliore. I dati di scatto:
ISO 100 – f/5.6 – 1/100 – Trepiede
Trovata la posizione, davvero scomoda e quasi rischiosa, perchè rischiavo di cadere proprio sulla strada da dove ero arrivato da un’altezza di circa 3 metri, cominciai a scattare. Dopo 5 scatti regolando il fuoco e la focale, mi ritenevo soddisfatto. In post-produzione ho semplicemente marcato le linee quasi macabre della scena, regolando chiarezza, luci e ombre per un risultato che trasmettesse paura. E un luogo che parla da se, basta trovarsi nelle vicinanze per “vivere” ed essere trasportati dall’atmosfera che circonda l’edificio.